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Partiamo dalle prime luci dell’alba di questo mio straordinario viaggio che inizia nel 1998 nella poesia ma andiamo con ordine.

La poesia per me cos’è? La poesia è una forma comunicativa, che tuttora, riesce a darmi un messaggio di serenità e speranza. Mi nutro giornalmente della voglia di camminare e il cammino si fonde in me per darmi la forza di scrivere e intrappolare la massa di sentimenti esterni che ricevo dall’ambiente.

Molti pensieri aguzzano l’attenzione, possono depositarsi nella memoria a breve termine e spariscono immediatamente se non si prende una biro e li si scrive subito e la stessa cosa accade a me nella poesia. Compongo più nelle mie camminate su strada e sui campi, che da seduto.

La poesia è diventata il quadro astratto della mia esistenza, che si

concretizza in tanti colori che si spargono sotto forma di lettere in un foglio. Questi colori possono disegnare qualcosa di concreto se la mente, comincia a costruire una sua interpretazione, che deve essere spontanea e non guidata dal messaggio dell’autore.

Mi piaceva immedesimarmi nella vita del poeta e capire i suoi stati d’animo e le sue ambizioni. Mi aiutava a prendere coraggio per cercare di concretizzare qualcosa di bello nella mia vita reale. Iniziai a scrivere poesie e sentivo di giocare con quelle parole che avevo imparato studiando opere poetiche di Pascoli, Ungaretti, Montale, Quasimodo, Leopardi e tanti altri poeti di fama internazionale e mondiale.

Mi sentivo un semplice disabile che non aveva niente in mano, volevo voltare pagina e dare un’impronta più tangibile della mia vita … mi sono buttato!!!

Questo viaggio inizia in 2° media. Mi affascinava lo studio della poesia. Mi affascinavano le rime, il potere della poesia di riassumere tanti sentimenti in pochissime righe e il mistero delle parole da scoprire per capire il vero messaggio del poeta.

Mi trovai in un’uscita Scout e provenivo da una realtà in cui iniziai ad accumulare tantissime relazioni sui campi, sulle uscite ed eventi fra amici ma non era abbastanza e volevo fare molto di più.

Nell’autunno del novantotto ho scritto la mia seconda poesia di nove versi. Preso il via scrivevo e non riuscivo a trattenermi: le poesie diventavano poemi, scritti per far ammattire i docenti, che a fatica cercavano di interpretare il mio linguaggio aulico.

Musiche, camminate e persone che incontravo a scuola mi servivano per comporre qualcosa di nuovo.

In prima superiore, incominciai a rendermi conto che questo desiderio di scrivere poesie, si perfezionava sempre più: chiuso in una stanza, con il dizionario di fianco e la musica nelle orecchie, scrivevo. Ero a caccia di parole nuove, per perfezionare sempre più il mio modo di scrivere.

Il 20 febbraio del 2006 composi: “Bersaglio”, la prima poesia in rima. Scrivere poesie che seguissero una loro musicalità, era una sfida che volevo farmi.

Compongo tuttora poesie sia in rima, che in versi sciolti; partecipo a concorsi internazionali di poesia e sono disponibile a presentare il mio libro nelle biblioteche e nelle scuole perché credo che la poesia, ancora, abbia la capacità di trasmettere quei sentimenti che ti danno la chiave per leggere il nostro viaggio su questa terra.         

Damiano Cabassi